Mikhail Baryshnikov: Dance this Way, Venezia - Cortina d'Ampezzo
Il contorno sfocato del danzatore, assimilato a un generale effetto offuscato, diventa la metafora del movimento.
“Per due decenni ho utilizzato una convenzionale macchina fotografica da 35 mm e ho sperimentato la fotografia nel paesaggio tradizionale, nei ritratti e in scatti di viaggio principalmente in bianco e nero. Ho deciso di rifiutare le ovvie opportunità di fotografare la danza, pensando che i risultati potessero essere noiosi e inutili. Poi, sfogliando alcuni vecchi libri di fotografia della danza- in particolare “Ballet”di Alexey Brodovitch e “Ballet in Action” di Paul Himmel del 1954- ho scoperto che abbandonando l’immagine cristallina in favore di bordi sfocati e di figure amorfe ci si avvicina all’emozione e all’energia delle performance della danza. Le immagini ipnotizzanti di Ilse Bing delle ballerine di Can Can al Moulin Rouge, così come le sue foto dell’ “Errante” di Balanchine, e forse ancor più importante le recenti immagini Alexandra Beller in “Dancer” di Irving Penn, sono una prova ulteriore che la vibrazione del movimento può essere catturata senza essere distrutta. Edwin Denby descrive eloquentemente questo processo nel testo che accompagna le fotografie di Brodovitch: …Il contorno sfocato del danzatore, assimilato a un generale effetto offuscato, diventa la metafora del movimento. Talvolta la sagoma nebbiosa che congiunge punti consecutivi attraverso cui il corpo del danzatore è passato, ti stupisce per la chiarezza del suo disegno grafico e illustra la continuità plastica del danzare. Qua e là il contrasto in una fotografia tra contorni sfocati e nitidi attira il vostro sguardo sulla posizione di una figura ferma ,che nella confusione del palcoscenico sarebbe potuta passare inosservata ma che nella fotografia rivela il suo momentaneo pathos…