Giuseppe Cesetti: Rassegna di Pittura e Scultura. Poggibonsi (SI)
Le opere che qui oggi espongo sono il risultato di una esperienza che mi trascino appresso da oltre settantanni. Sono l'immagine di una adolescenza vissuta nei grandi spazi della mia terra.
Il che illumina la storia più profonda dell'Etruria brilla nella mia memoria come una ebbrezza vIssuta e sofferta. Le secolari querce, i sugheri, i lecci, le farnie dei grandi boschi di Tuscania ancora gocciolano di rugiada, il picchiopollastro, la gazza ladra, i merli, i pettirossi, i furafratta muovono ancora le foglie fresche e un sottile fischio fa musica nella notte vissuta sdraiato, coperto da una cappotta.
O mio Signore, quante volte ti ho invocato durante la notte mentre la tramontana faceva il ronzio all'orecchio attento e desto e il brivido tormentava le mie membra. Avete mai immaginato un bambino timoroso e impaurito che stenta ad aprire le palpebre perché non sa cosa esso poi scorgerà? Il cane Drago mi faceva compagnia e la mia giumenta tenuta a capezza nel tronco del cerro attendeva che io la cavalcassi.
Le prime albe via via illuminavano sempre piu gli spazi di un universo senza confine. Ed è così che pazzo di gioia e pieno di affetti, e pieno di immagini, e pieno di sogni misteriosi e inafferrabili, mi spingevo nelle grandi vallate del mio paese.
Appena adolescente ho percorso la via Clodia, la via attraversata da tanti personaggi di ogni tempo e di ogni epoca, come Carlomagno che alzò il gonfalone sulla torre di guardia del colle di San Pietro in Tuscia, la via Clodia che ha portato il Rinascimento a Roma... La via Clodia mi condusse a Giotto, al Beato Angelico, a Paolo Uccello e a Piero della Francesca. Mi furono compagni e maestri.
Mi trovai un giorno a Venezia. Vi sono rimasto a lungo, insegnando, sognando, lavorando e creando.
Poi andai oltralpi. Ho conosciuto e amato Matisse e Braque. Quelle sono le scale per andare in paradiso... Ho percorso la Francia in lungo e in largo, la Normandia, la Camargue, l'Ile de France, l'Auvergne, e ho potuto scrivere .
Ora, a distanza di anni, a distanza di una vita, ho portato gli ultimi bianchi tori che s'innalzano solenni in uno spazio di azzurri, di verdi, di toni tattili, di rapporti vibranti di ceneri e terre bruciate. E se ho dato spazio anche alle zucche, è per gridare a noi uomini, attraverso la loro , di non turbare più la natura oltre la sopportazione che essa consente.
Galoppo verso il novantesimo anno di età. Cari amici, contemplateli, questi bianchi tori prima che la luce si spenga.
Giuseppe Cesetti